
A un anno dalle prime bombe cadute su Kyiv e dall'inizio di quella che Vladimir Putin chiama Operazione Speciale, ma che il resto del mondo condanna come attacco alla sovranità di un paese, già coinvolto in un lungo conflitto a bassa intensità a partire dal 2014, l'Europa è profondamente cambiata e il Nord Europa non è rimasto immune.
Molte sono state le reazioni dei paesi nordici all'aggressione militare all'Ucraina: fra importanti decisioni diplomatiche e gesti simbolici, ricapitoliamo brevemente come si sono distinti i cinque paesi dell'area nordica dal 24 febbraio 2022.
L'elemento più imprevedibile era la richiesta di adesione alla Nato da parte di Finlandia, due paesi storicamente neutrali che hanno deciso di entrare nell'Alleanza Atlantica assieme e stanno concludendo, non senza difficoltà, il processo di ratifica da parte degli stati membri. La Finlandia non ha mai aderito alla Nato poiché ritenuta un partner privilegiato dell'Unione Sovietica, sebbene non facesse parte del Patto di Varsavia e sia sempre stata contraddistinta da un sistema democratico e multipartitico, mentre la Svezia ha continuato fino al 2022 la politica di neutralità che l'aveva vista non prendere parte al primo e al secondo conflitto mondiale, così come era rimasta fuori dai blocchi durante la Guerra Fredda, pur appartenendo culturalmente al mondo occidentale.
Al momento sono rimasti due paesi su trenta a non aver ancora ratificato l'adesione di Svezia e Finlandia: l'Ungheria del premier filo-russo Orban dovrebbe finalmente concedere questo passaggio nei primi giorni di marzo, mentre la questione Erdogan probabilmente sarà rinviata al post-elezioni presidenziali turche, quando l'attuale presidente (se rieletto) non avrà più necessità di rinvigorire la campagna elettorale, oppure un suo successore appartenente al blocco laico e progressista non incontrerà motivi ideologici per opporre un rifiuto.
La Finlandia, che condivide con la Russia un lunghissimo confine, ha chiuso i passaggi ferroviari e aumentato esponenzialmente l'allerta ai controlli di confine. A livello sportivo, la più celebre squadra finlandese di hockey su ghiaccio, lo Jokerit, che da tempo disputava il più competitivo campionato russo in qualità di ospite, si era già ritirato nella primavera del 2022 e si appresta al ritorno nelle competizioni finlandesi a partire dalla prossima stagione,
Anche la Danimarca ha fatto cadere un tabù, ovvero quello quello dell'adesione al sistema di difesa Europeo: dal 1992, la Danimarca ha una serie di eccezioni nei rapporti con l'Unione Europea, ma le tensioni emerse dopo l'attacco russo hanno portato la premier Mette Frederiksen a indire un referendum per eliminare l'esclusione danese. A giugno 2022, il 66% si è espresso in favore di un'integrazione europea. Mette Frederiksen, da dicembre, presiede il primo governo di larghe intese da quarant'anni a questa parte, al fine di garantire la coesione del paese di fronte alla minaccia della guerra e alla crisi economica che ne è scaturita.
La Norvegia, che pure condivide una fetta di confine artico con la Russia, come la Danimarca era già da tempo esponente della Nato, di cui è segretario generale l'ex premier Jens Stoltenberg. Oltre a rifornire l'Ucraina di armi, il paese nordico ha messo mano al portafogli (ovvero al fondo sovrano derivante dalle risorse petrolifere) per una sorta di piano Marshall per la ricostruzione, con 75 miliardi di corone norvegesi (circa 7 miliardi di Euro) nell'arco di cinque anni.
In Norvegia e in Islanda, le amministrazioni delle due capitali si sono spese per onorare il paese aggredito con due piazze: a Oslo, proprio in corrispondenza con l'ambasciata russa, è stata inaugurata lo scorso anno Piazza Ucraina, mentre una piazza del centro di Reykjavik è stata ribattezzata Piazza Kyiv.
Lunga la serie di politici e capi di stato nordici in visita a Kyiv e ricevuti dal presidente Volodymyr Zelenskyy: un mese fa c'è stato il presidente finlandese Sauli Niinistö, preceduto la primavera scorsa dalla premier Sanna Marin; a luglio, l'allora prima ministra svedese Magdalena Andersson si era recata nella capitale ucraina con il leader dell'opposizione Ulf Kristersson, il quale ha ripetuto la visita una settimana fa in qualità di capo del governo; anche la danese Mette Frederiksen è stata a Kyiv due volte, mentre il suo collega norvegese Jonas Gahr Store ha fatto visita a Zelenskyy una volta, la scorsa estate.