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Tre mesi al voto in Finlandia


Entro la prima settimana di aprile si terranno le elezioni politiche in Finlandia per rinnovare il parlamento eletto nel 2019, quando la coalizione di centro-sinistra diede prima ad Antti Rinne, poi a Sanna Marin il compito di guidare il paese. C’è grande incertezza non solo riguardo ai risultati, ma anche in considerazione delle possibili alleanze che emergeranno dal voto.


Secondo il più recente sondaggio di Taloustutkimus, i conservatori sarebbero il partito più votato con il 23% dei consensi, in leggero calo rispetto ad un analogo sondaggio svolto un mese fa. I socialdemocratici della premier Marin e i populisti del Partito dei Veri Finlandesi si giocherebbero il secondo posto, entrambi prossimi al 19%. Per tutti e tre i partiti, si tratterebbe di un risultato migliore rispetto al 2019, quando vinsero i socialdemocratici, fermandosi però al 17.7%.


Se si votasse oggi, uscirebbero indeboliti il Partito di Centro e i Verdi, entrambi junior partner del governo: gli altri alleati della coalizione, ovvero il Partito della Sinistra e il Partito degli Svedesi di Finlandia (centrista, rappresentante la minoranza di lingua svedese) sarebbero stabili.


Complessivamente, la maggioranza di governo otterrebbe circa il 52% dei consensi, ma è profondamente in dubbio la continuazione dell’alleanza fra i socialdemocratici e centristi dopo i numerosi scricchiolii dell’ultimo anno. E’ improbabile che il Partito di Centro torni in una coalizione che includa anche i Veri Finlandesi a causa della rottura del 2017 con l’elezione dell’estremista Halla-Aho, ma un mancato accordo fra le leader Marin e Saarikko potrebbe rimescolare le carte a beneficio dei conservatori del Partito della Coalizione guidati da Petteri Orpo.


La partita del governo sarà probabilmente il primo tempo di una sfida più grande che si concluderà nel 2024, anno in cui si tornerà a votare per il Presidente della Repubblica e non sarà più rieleggibile Sauli Niinistö, anche lui conservatore. Se si dovesse tornare ad una grande coalizione, come quella che governò fino al 2015, è possibile una spartizione fra i ruoli nell’ottica delle presidenziali.

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