top of page

Tempi lunghi per il governo, pochi 100 seggi

Foto: Alessandro Rampazzo

“Ci sarà un governo prima dell’inizio dell’estate” ha detto il politologo Göran Djupsund, professore della Åbo Akademi a Turku. Eppure mancano più di due mesi, davvero ci può volere così tanto tempo per la formazione dell’esecutivo, superando anche le tempistiche italiane?


E’stato così negli ultimi anni ed è probabile che, considerato l’equilibrio del parlamento (100 seggi al governo uscente, 100 all’opposizione), la corsa per trovare una maggioranza sia più una maratona che una gara sui 100 metri. Vince chi resiste più a lungo.


Durante questo secolo, i tempi si sono allungati di volta in volta: si è passati dalle tre settimane che ci vollero al socialdemocratico Lipponen nel 1999, ai 32 giorni del 2003 e 2007, fino agli oltre due mesi del 2011, al termine dei quali si delineò un governo di larghe intese. Quattro anni fa, le elezioni si tennero il 14 aprile e solo il 6 giugno Rinne formò il suo esecutivo, durato meno di un anno per poi fare spazio a Sanna Marin.


La tradizione vuole che in Finlandia si costituisca un governo di maggioranza: succede dal 1976, quando un governo centrista di minoranza riuscì a governare con il sostegno esterno dei partiti di destra. Da quel momento, tutti i governi sono stati composti da partiti che, assieme, riuscivano a superare i 100 parlamentari. E’ anche tradizione che il Primo Ministro faccia parte del partito arrivato primo alle elezioni: l’ultima eccezione fu Harri Holkeri di Coalizione Nazionale, che governò dal 1987 al 1991 con una maggioranza di centro-destra sebbene i Socialdemocratici fossero il primo partito.


Questo scenario indica che certamente Petteri Orpo, leader dei moderati di centro-destra, avrà l’incarico di formare il governo e che questo dovrà rappresentare la maggioranza dei seggi. In teoria, i 100 seggi ottenuti dall’opposizione a Sanna Marin (Coalizione Nazionale, Veri Finlandesi, Cristiano Democratici, Movimento Ora) sarebbero sufficienti perchè la parità conta come fiducia accordata al governo, ma sarebbe comunque un governo numericamente debole dipendente dalle decisioni di Harri Harkimo, l’unico eletto con il Movimento Ora (una specie di Movimento 5 Stelle in chiave libertaria), e dai possibili fuoriusciti dei Veri Finlandesi che, ad ogni legislatura, hanno sempre perso dei pezzi per strada.


Per formare un governo orientato politicamente verso destra, Orpo avrebbe due alternative: il primo è il Partito di Centro con cui, fra il 2015 e il 2017, governò assieme ai Veri Finlandesi, ma la presidente centrista Annika Saarikko ha già dichiarato l’intenzione di voler rimanere all’opposizione di qualsiasi maggioranza dopo il pessimo risultato (il peggiore dal 1917); il secondo è il Partito Popolare degli Svedesi di Finlandia, ovvero l’espressione della minoranza linguistica svedese, presieduto dall’attuale Ministra della Giustizia Anna Maja Henriksson. Con i Popolari Svedesi, il problema sarebbe la coesistenza con i Veri Finlandesi (contrari al bilinguismo e all’obbligo di conoscenza dello svedese per i dipendenti pubblici) e il fatto che, durante gli ultimi anni, il partito si sia orientato più verso sinistra. Henriksson stessa ha mostrato scarso interesse verso una collaborazione con un governo di destra.


Se questa strada dovesse rivelarsi tortuosa per Orpo, sono aperte le porte di un governo di larghe intese: Sanna Marin si è già detta disponibile e i 10 seggi per la maggioranza assoluta arriverebbero tranquillamente dai Popolari Svedesi e dall’eletto nelle Åland, o magari dai Cristiano Democratici e dai Verdi. In entrambi i casi, si prospettano trattative lunghe per il premier in pectore.

6 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page