
Dopo un tira-e-molla durato più di un anno, la Svezia ha finalmente ottenuto la promessa del presidente turco Erdogan di accedere alla Nato in compagnia della Finlandia che aveva ricevuto il via libera la scorsa primavera. L’ingresso nell’alleanza atlantica, concordato durante il vertice di Vilnius, dovrà essere ratificato dal parlamento di Ankara, oltre che da quello ungherese, gli unici due a non averlo ancora fatto.
La questione inizia poco dopo l’invasione russa in Ucraina: la Finlandia, che condivide con la Russia un lungo confine ad est, desidera garantire la propria sicurezza accedendo alla Nato, ma, per una consuetudine risalente alla guerra fredda, il suo destino geopolitico è legato a doppio filo a quello della Svezia, neutrale sin dall’epoca post-napoleonica. La Svezia cambia la propria posizione nell’estate 2022, quando l’allora premier Magdalena Andersson porta il Partito Socialdemocratico a sostenere l’ingresso nella Nato. Andersson è stata sostituita dal conservatore Kristersson a settembre, ma le posizioni in politica estera sono rimaste le stesse.
Inizia, quindi, un lungo processo di ratifica che coinvolge i 30 paesi già membri dell’alleanza, ma sin da subito emerge la contrarietà della Turchia e del suo presidente Recep Tayyip Erdogan. L’uomo forte di Ankara si è speso, sin dall’inizio del conflitto in Ucraina, come principale mediatore fra le due parti, ma è apparso subito evidente che volesse utilizzare l’accesso della Svezia (e, indirettamente, della Finlandia) come leva per la propria rielezione alle presidenziali di quest’anno, stuzzicando l’elettorato più conservatore e nazionalista. A complicare le cose, alcuni radicali di destra ed estremisti cristiani hanno bruciato più volte alcune copie del Corano in luoghi pubblici (fra cui l’ambasciata turca), provocando la reazione della comunità musulmana e del governo di Ankara.
La Svezia, da decenni, è rifugio politico per numerosi attivisti curdi di origine turca, alcuni dei quali identificati come terroristi dal governo di Ankara. Per questo motivo, la Turchia ha continuamente posticipato l’approvazione dell’ingresso svedese e di quello finlandese, almeno fino a che i due paesi si sono mossi in coppia. Lo scorso marzo, la Finlandia si è sganciata dal governo di Stoccolma dopo le numerose difficoltà emerse nel corso dei mesi, ottenendo l’immediato via libera da Turchia e Ungheria.
Già, perchè oltre a Erdogan, anche l’autocrate ungherese Viktor Orban si è opposto all’allargamento Nato, anche se le sue ragioni sembrano essere dovute alla sua vicinanza con Vladimir Putin, di cui è probabilmente l’unico alleato al governo in Europa. Dopo l’OK di Erdogan, anche Orban si è detto pronto ad accettare Stoccolma nell’alleanza atlantica.
La Svezia entrerà nella Nato dopo aver accettato di inasprire la propria posizione nei confronti degli attivisti curdi, favorire il commercio di armi con la Turchia e favorire l’accesso del paese all’Unione Europea. Quest’ultimo passaggio, inizialmente, doveva essere esteso a tutti i paesi dell’UE, ma la commissione europea ha immediatamente segnalato come i due processi fossero totalmente distinti e basati su presupposti diversi. L’alleggerimento della Turchia, al quale ha alacremente lavorato il Segretario Generale Nato ed ex premier norvegese Jens Soltenberg, potrebbe essere dovuto alla rielezione di Erdogan avvenuta lo scorso maggio, dopo una difficile campagna elettorale contro lo sfidante di centro-sinistra e filo-atlantico Kilicdaroglu.