
Sui giornali italiani, due notti fa, è comparsa la notizia dell'invasione dell'ambasciata svedese a Baghdad da parte di numerosi manifestanti e il conseguente incendio nei locali della rappresentanza diplomatica. La situazione ha subito una rapida escalation e la Svezia è nel pieno di un incidente diplomatico con l'Irak, ma la situazione potrebbe estendersi ad altri paesi del Medio Oriente.
Andando con ordine: da diversi mesi, attivisti di estrema destra e fondamentalisti cristiani si sono alternati nell' incendiare copie del Corano di fronte a luoghi di culto o diplomatici: oltre alle moschee, sono state prese di mira anche alcune ambasciate.
Se, in precedenza, il bersaglio era l'ambasciata turca (con conseguente blocco di Ankara all'ingresso della Svezia nella Nato), l'altro ieri lo stesso attivista di alcune settimane fa, il trentasettenne Salwan Momika, ha ripetuto il gesto di fronte all'ambasciata irakena in Svezia.
Momika, anch'esso irakeno, è un fondamentalista cristiano che, secondo alcuni, avrebbe militato nelle forze di mobilitazione contro l'Isis e avrebbe creato una propria milizia, Suqur Assyria.
Il gesto di Momika ha causato rabbia nella popolazione irakena, tanto che alcuni musulmani shiiti si sono immediatamente radunati attorno alla sede diplomatica svedese a Baghdad e, dopo un'iniziale protesta, sono entrati per cercare di distruggerla. Il personale diplomatico, nel frattempo, era già stato portato al sicuro.
Da quel momento, è iniziato un rimpallo di responsabilità: il governo svedese, per bocca del Ministro degli Esteri Tobias Billström, ha condannato l'assalto all'ambasciata denunciando il mancato intervento della polizia irakena, accusa respinta al mittente dal governo di Baghdad. Per contro, l'Irak ha annunciato la rottura di una serie di accordi commerciali con la Svezia, su tutti quello legato agli investimenti del gigante della telefonia Ericsson nel paese.
La questione è poi passata a livello diplomatico, con l'Iraq che intende ritirare il proprio ambasciatore di stanza a Stoccolma e minaccia l'espulsione del suo omologo svedese da Baghdad. Nel frattempo, i governi di Saudi Arabia, Iran e Qatar hanno convocato gli ambasciatori svedesi, segno che la questione rischia di allargarsi all'intera regione.
Il governo svedese, un esecutivo di centro-destra sostenuto esternamente dai Democratici Svedesi, di ispirazione nazionalista, è sotto accusa per non essere intervenuto sulla questione dei roghi del Corano: legali dal punto di vista della libera espressione, possono essere proibiti in singole circostanze qualora vi siano rischi dal punto di vista dell'ordine pubblico. Da un lato, approvare ulteriori manifestazioni potrebbe esacerbare una situazione già estremamente delicata (e che potrebbe portare la Turchia a rivedere la concessione sulla Nato), mentre proibirle verrebbe visto come un cedimento nei confronti delle manifestazioni violente degli islamisti.
Oltre alla situazione diplomatica, le autorità svedesi tengono d'occhio anche la pubblica sicurezza in territorio svedese, nel timore che il gesto di Momika possa scatenare la reazione degli estremisti islamici.