
Uno dei nomi con cui abbiamo familiarizzato in questi drammatici mesi legati all'aggressione russa ai danni dell'Ucraina, è quello del Segretario Generale della Nato, il Norvegese Jens Stoltenberg.
Per il numero uno del Patto Atlantico, sta per arrivare, dopo otto anni, il momento dei saluti e, forse, al suo posto siederá l'ex Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Origini diverse, ma destini simili fra i due: Stoltenberg è stato a piú riprese Primo Ministro in Norvegia per il Partito Laburista e, al termine del suo incarico alla Nato, si appresta a diventare Presidente della Banca Centrale Norvegese.
Stoltenberg, in questi mesi, nella quotidiana separazione ornitologica fra falchi e colombe, si è identificato piú con le seconde, privilegiando un approccio diplomatico per evitare l'escalation. Questo va, almeno in parte, di pari passo con il suo passato da pacifista quando, in piena guerra del Vietnam, protestava contro l'ambasciata americana.
Arriva da una famiglia molto influente: sia il padre che la madre hanno ricoperto incarichi di governo e diplomatici (il padre fu addirittura Ministro degli Esteri) e in gioventú, curiosamente, si ritrovò a collaborare con Erna Solberg per un progetto umanitario in Giamaica, ignaro che, anni dopo, lei sarebbe diventata Premier con i Conservatori sconfiggendolo alle elezioni del 2013.
Il momento piú difficile in patria è legato sicuramente agli attentati del 22 luglio 2011 con cui il terrorista neonazista Anders Behring Breivik uccise 77 persone, molti dei quali erano giovani attivisti del Partito Laburista ad un incontro estivo nell'isola di Utøya. Anche in quella circostanza, pur mostrando fermezza, indicò che la risposta sarebbe stata piú democrazia e piú dialogo.