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Scuderi (Verdi): "Al Nord abituati a donne giovani in politica"


Alla fine di questa tornata elettorale Benedetta Scuderi non siederà in parlamento, perchè la sua lista, l’alleanza fra i Verdi e la Sinistra Italiana, non ha ottenuto nessun seggio all'Estero. Di certo ha fatto breccia nelle simpatie dell’elettorato scandinavo, tanto da risultare la più votata alla Camera in quattro paesi su cinque, anche a dispetto dei candidati di PD e Centrodestra.


E’ una dei due portavoce dei Giovani Verdi Europei, un’organizzazione che fa da ombrello alle federazioni giovanili dei partiti ecologisti in Europa, motivo per cui è spesso di casa a Bruxelles.


Cos’è successo per farle prendere così tanti voti nel Nord Europa?

Non lo so, non è una regione che conosco e ci sono stata poche volte, però ho pensato che il motivo per cui siamo andati bene come lista e che in Islanda siamo arrivati primi, è che l’elettorato è più sensibile, basta pensare al contesto politico. In Scandinavia c’è una certa abitudine nel vedere i Verdi al governo, così come si è abituati a vedere donne giovani diventare ministre o premier. Il collegio è talmente grande che è difficile conoscersi di persona, ma chi ha votato per noi ha cercato i candidati su internet, letto i programmi facendosi un’idea. C’era bisogno di un ricambio ed essere progressista, ecologista, giovane e donna penso possa essere stato un motivo.


All’estero si registra sempre un elettorato più spostato a sinistra, in controtendenza con il dato nazionale. Come mai?

Si vota a sinistra nei paesi centro-occidentali, in quelli ad est si è votato molto di più a destra, dipende tanto dal contesto in cui si vive. Gli elettori sono sensibili a determinate tematiche ed è possibile che ad Est siano più a contatto con un certo tipo di linguaggio o di propaganda, che invece altrove viene riconosciuta come tale ed evitata. Nell’Europa del Nord e quella Occidentale si vive in maniera più asettica e distante il modo in cui la cittadinanza è stata abbandonata in Italia. Abbiamo una povertà alta, un malcontento che ha portato prima al populismo e poi al neofascismo, all’estero non si sente. Poi penso all’astensionismo, che all’estero è molto alto perchè le seconde e terze generazioni votano meno, mentre i più giovani lo fanno più volentieri, almeno quando ricevono la scheda, e sono più sensibili a certi temi.


Ha parlato di donne e di neofascismo. Era lecito immaginarsi che la prima donna premier arrivasse dalla sinistra e invece, con ogni probabilità, arriva dalla destra radicale. Cos’è successo?

Una leader femminile a sinistra sarebbe stata femminista e sarebbe andata a toccare i meccanismi di una società patriarcale, nella quale sono convinta che si trovi l’Italia e lo dicono i dati. E’ un patriarcato diverso da quello di inizio novecento, quando era istituzionalizzato. Le lotte femministe hanno ottenuto grandissimi risultati, pari diritti sulla carta, ma ancora tanti ostacoli nella pratica. Ecco, Giorgia Meloni questi temi non li tocca e il patriarcato resiste solo perchè è in grado di negare la sua esistenza, non ammettendo i retaggi e le barriere. Giorgia Meloni dice “Se ce l’ho fatta io ce la può fare chiunque”, ma è solo un modo per negare quelle stesse barriere a cui ci opponiamo. Questo non significa che anche a sinistra non ci sia quel retaggio, potrei averlo perfino io. Giorgia Meloni si integra perfettamente con un modello maschile di fare politica, come Angela Merkel o Margareth Thatcher. In Italia non abbiamo spazi sicuri di dibattito, dove ogni persona a prescindere dal suo background possa dire la sua.


Nel Nord Europa ci sono state leader politiche di destra e di sinistra generalmente benvolute, vicine ai temi femminili, e questo già da molti anni...

E’ una società diversa, molto più avanti, che dal patriarcato si sta allontanando più in fretta. Uomo e donna possono svolgere gli stessi lavori, il gender gap non è così forte o è inesistente, è culturalmente accetatto che l’uomo si prenda cura dei figli. Proprio per questo, avendo leader femminili come modello nel Nord Europa, anche gli Italiani potrebbero aver avuto meno difficoltà a riconoscersi in una figura come la mia.


Però qui, alle donne leader, ci si è arrivati prima dei cosiddetti safe spaces, gli spazi sicuri. E’ l’unica strada possibile?

No, non è la risposta a tutti i mali, ma la implementerei perchè aumenterebbe la possibilità delle persone di sentirsi libere di parlare. Ad esempio ci sono altri gruppi marginalizzati che non si sentono rappresentati. E’ solo un tassello, io mi sono ritrovata a fare una campagna elettorale vedendo la differenza di accesso alle risorse e al tempo a disposizione. Non tutti si possono permettere di non lavorare per un mese, motivo per cui chi fa politica di solito sono uomini di mezza età e con un buon reddito. In Finlandia, il gruppo giovanile del partito verde riceve sovvenzioni pubbliche, come d’altronde gli altri partiti, e si può permettere di assumere otto persone nei suoi uffici.


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