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Salvini, la Norvegia ha già dato. Lo dicono i numeri


L’incidente diplomatico fra Italia e Francia dovuto alle navi delle ONG battenti bandiera norvegese non si è ancora placato. Pochi giorni prima, tuttavia, un altro botta e risposta è avvenuto fra Matteo Salvini e l’Ambasciata Norvegese di Roma quando il Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti ha ritenuto che la Norvegia avrebbe dovuto farsi carico dei migranti per l’origine delle navi su cui erano imbarcati.


Senza ovviamente fare valutazioni di sorta sulla decisione di accogliere o meno i migranti, in forma definitiva, piuttosto che temporanea al fine di permettere le prime cure dopo la traversata in mare, è significativo quanto la narrazione salviniana dei fenomeni migratori non tenga conto di quanto già fatto dal Nord Europa nel corso degli anni.


Partiamo dai rifugiati riconosciuti come tali e i richiedenti asilo: sebbene l’Italia, assieme a Spagna e Grecia, sia uno dei paesi di sbarco a causa della sua esposizione geografica, il nostro paese accoglie meno rifugiati della Svezia in termini assoluti e di tutti i paesi del Nord Europa in rapporto alla popolazione.


I dati ONU aggiornati al giugno 2021 (quindi prima della guerra in Ucraina), rivelavano che in Italia vi fossero 191.185 fra rifugiati e richiedenti asilo. In Svezia erano addirittura 309.512. Guardando alla popolazione di ogni singolo paese, la tabella è la seguente:


Svezia: 30.64 rifugiati/richiedenti asilo ogni 1.000 abitanti

Norvegia: 9.72

Danimarca 8.43

Finlandia 5.86

Islanda 5.3

Italia 3.16


L’Italia, quindi, ha una popolazione di rifugiati e richiedenti asilo inferiore addirittura a quella dell’Islanda, se rapportata alla popolazione, e questo nonostante Reykjavik disti oltre 4.000 chilometri dalle coste libiche, Lampedusa solo 300.


La gestione dei richiedenti asilo è un altro punto rispetto al quale l’Italia è profondamente indietro rispetto alla Scandinavia. Quasi il 30% delle domande non sono ancora state elaborate, motivo che, assieme alle maggiori opportunità lavorative, alla presenza di comunità locali e ad una maggiore protezione, spinge i rifugiati ad abbandonare l’Italia nonostante sia paese di primo approdo.


Norvegia: 9.53% di richieste di asilo ancora inevase

Islanda: 15.69%

Svezia: 20.86%

Danimarca: 25.47%

Finlandia: 26.86%

Italia: 29.64%


In ultima analisi, il dato storico delle migrazioni indica come l’Italia non sia una delle mete preferite da chi si trasferisce all’estero. Il numero di persone nate all’estero (che quindi include migranti economici o lavoratori in trasferta di lungo corso indipendentemente dal paese di origine) indica che solo la Finlandia ha una popolazione non nativa inferiore a quella dell’Italia, sempre in rapporto al numero di abitanti. Uno dei motivi potrebbe essere solo il recente passaggio della Finlandia da paese di emigrazione a immigrazione (avvenuto circa negli anni ’80-inizio anni ’90) e la lingua decisamente più difficile da apprendere rispetto a quelle Scandinave.


Svezia: 20% popolazione nata all’estero

Norvegia: 16.1%

Islanda: 15.5%

Danimarca: 12.5%

Italia: 10.4%

Finlandia: 6.9%


Anche tralasciando ogni valutazione umanitaria (e ricordiamo che a Lampedusa è morto un neonato di 20 giorni), economica o di sicurezza (l’ondata di criminalità in Svezia è chiaramente riconducibile a comunità straniere residenti da lungo tempo), la risposta è che la Norvegia ha già fatto il suo, come il resto della Scandinavia. L’Italia, come ciascun paese sovrano, può riconoscere o meno il diritto di permanenza sul proprio territorio seguendo quanto stabilito dal Regolamento di Dublino (di cui tutti si lamentano, ma su cui nessuno ha provato a mettere le mani). Salvini, tuttavia. dovrebbe forse dare lezioni all’Ungheria di Viktor Orban (0.6 rifugiati ogni 1.000 abitanti, 5.3% di popolazione nata all’estero, inclusi ungheresi etnici nati nei paesi limitrofi, un tasso di omicidi superiore a quello della Norvegia) o alla ricchissima Arabia Saudita (2.3 rifugiati ogni 1.000 abitanti, tasso di omicidi superiore a quello svedese).

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