
Sembra di essere in Italia nel 2006, con il voto degli Italiani all’estero a fare la differenza. O forse in uno di quei programmi in cui Alessandro Borghese può confermare o ribaltare il risultato.
Tredici ore dopo la chiusura dei seggi, il centrodestra è in vantaggio di 47081 voti ed un seggio nel parlamento nazionale. All’appello mancano 335 sezioni (ciascuna di almeno un migliaio di elettori) dove è necessario contare gli ultimi voti rilasciati in anticipo e quelli che arrivano dall’estero (circa 700.000 svedesi residenti). Abbastanza per poter cambiare le carte in tavola, considerato che il numero di parlamentari per ciascun partito viene stabilito a livello regionale e non nazionale.
I due leader principali, Magdalena Andersson (Socialdemocratici) e Ulf Kristersson (Moderati) si sono presentati al pubblico solo a notte fonda, con la prima che non ha ancora ammesso la sconfitta e il secondo che, pur ottimista, non è ancora in grado di cantare vittoria, anche perchè nel frattempo il suo partito è stato superato dai Democratici Svedesi, complicando non di poco gli affari per il centrodestra. Inizialmente si immaginava un governo dei partiti borghesi sostenuti esternamente dalla destra populista, ma l’exploit di Jimmie Åkesson rende impossibile escluderli dalla partecipazione attiva all’esecutivo.
Le prime proiezioni davano il centrosinistra leggermente in avanti nella conta dei voti, ma con un vantaggio consistente in termini di seggi (178 a 171), ma il margine è andato assottigliandosi, capovolgendosi molto rapidamente attorno alle 23 quando una infornata di collegi aggiornati automaticamente ha dato al centrodestra la leadership.
Per la conta definitiva dei voti e l’assegnazione dei seggi bisognerà aspettare la giornata di mercoledì dove anche un lieve scostamento a livello regionale può causare un cambio di colore del governo.
Se il centrodestra dovesse confermarsi in vantaggio, le alternative sono almeno quattro: la più probabile è un governo quadripartito presieduto da Kristersson che includa i Democratici Svedesi con ministeri di peso, poi un esecutivo di centrodestra moderato sostenuto esternamente dagli SD (ipotesi poco probabile considerato il loro peso), ma non si può escludere il “salto della quaglia di qualche partito”. Infatti, storicamente, il Partito di Centro è stato al governo con il centrodestra dal 2006 al 2014 per poi sostenere esternamente gli ultimi governi di centrosinistra. Annie Lööf, la leader centrista, esclude qualsiasi collaborazione con un governo che dipenda dai Democratici Svedesi, ma si è detta disponibile a lavorare con i Moderati, questo significa che si dovrebbe creare un esecutivo di minoranza con l’avvallo dei Socialdemocratici e magari la partecipazione dei Verdi, lasciando così i partiti agli estremi all’opposizione. Oppure potrebbe esserci il passaggio inverso dei Liberali, che al momento sono all’opposizione, ma in passato hanno sostenuto esternamente il governo rosso-verde di Lofven e ora possono diventare l’ago della bilancia.
Se Magdalena Andersson dovesse avere la maggioranza dei seggi, la composizione di questa non dovrebbe cambiare (Socialdemocratici, Sinistra, Centro, Verdi), così come non sono cambiati gli equilibri interni alla coalizione dove sia Centro che Sinistra sono calati nel sostegno, mentre i voti a favore dei Verdi possono essere considerati un soccorso esterno per evitare loro di rimanere fuori dal parlamento. E’ possibile che Magdalena Andersson, in questo scenario, possa chiedere di formare un governo monocolore.
Annie Lööf ieri sera ha auspicato una grande coalizione che tenga all’opposizione Democratici Svedesi e Sinistra, ma sarà improbabile vedere Moderati e Socialdemocratici seduti nello stesso governo presieduto dalla leader di un partito al 6%.