
L’apertura di Joe Biden nei confronti di un possibile negoziato con la Russia sull’invasione dell’Ucraina, ricorda molto le cronache della Guerra Fredda e le dinamiche con cui le due superpotenze si confrontavano. Un aspetto meno conosciuto è che, per un certo periodo, Reykjavik ha rappresentato il centro ideale di queste trattative.
In quel periodo, la geopolitica si incrociava spesso con gli scacchi e non è un caso che la cosiddetta “Partita del Secolo” del 1972 fra il campione del mondo in carica, il sovietico Boris Spassky, e l’americano Bobby Fischer, si sia tenuta all’Arena Laugardal a Reykjavik, ovvero il principale centro sportivo al coperto del paese. La sfida durò quasi due mesi, composta da ventuno incontri, l’ultimo dei quali vide Spassky ritirarsi.
Reykjavik si trovava, e fino a prova contraria si trova ancora adesso, in una posizione strategica essenziale fra Mosca e Washington, essendo raggiungibile da entrambe le capitali senza attraversare lo spazio aereo di altri paesi. Sebbene sia ancora oggi un membro Nato, l’Islanda non ha forze militari, con la difesa caratterizzata dalle forze di pace e la Guardia Costiera, mentre fino al 2006 era garantita la presenza americana nella base di Keflavik. Questo la rendeva un luogo geograficamente e idealmente a metà strada fra le due potenze.
Per questo motivo, la capitale islandese venne scelta per il Summit del 1986 fra i presidenti Ronald Reagan e Mikhail Gorbachev. Il summit fu caratterizzato dall’iniziale volontà, poi mai eseguita, di procedere con una massiccia eliminazione degli arsenali nucleari.
L’incontro fra le due delegazioni si tenne a Höfði, ex ambasciata britannica e francese, oggi come allora visibile a Fjörutún 105, nel quartiere Hlemmur, nella parte nord della città.
Reagan e Gorbachev si incontreranno in altre tre volte ufficialmente fra Mosca e Washington prima del passaggio di consegne del primo verso George Bush padre e la fine dell’URSS per il secondo.
Anche Spassky e Fischer si incontreranno di nuovo e in circostanze che si riveleranno straordinarie: nel 1992, fra Budva in Montenegro e Belgrado in Serbia, la rivincita vedrà di nuovo trionfare Bobby Fischer, che però, a causa della scelta di disputare la sfida nell’allora ex Jugoslavia soggetta alle sanzioni dell’ONU per la Guerra nei Balcani, venne colpito da un mandato di arresto degli Stati Uniti, dove non fece più ritorno. Bobby Fischer è successivamente salito alle cronache per i suoi commenti antisemiti (nonostante le origini ebraiche della madre) e cospirazionisti, esaltando le azioni dei terroristi di Al Qaeda durante gli attentati dell’11 settembre 2001. Fischer tornò a vivere a Reykjavik, dove morì nel 2008 per essere seppellito a Selfoss. Spassky, oggi 85enne, vive in Russia.