
Sono ore di apprensione in Islanda, dove le autorità stanno tenendo d’occhio l’attività sismica e lavica nella zona immediatamente a Sud di Reykjavik. Qui si sono registrate oltre 11.000 scosse di terremoto negli ultimi giorni e sono presenti diverse aree vulcaniche non distanti dall’aeroporto di Keflavik.
Più dettagliatamente, le zone sotto osservazione sono quelle fra Geldingadalir e Keilir, a circa 30 chilometri in linea d’aria dalla capitale islandese. La tv di stato ha attivato un servizio di osservazione tramite webcam indirizzato verso le aree di maggiore interesse, per monitorare in forma continua l’area circostante.
Al momento le autorità stanno informando i turisti in arrivo nel paese e invitano la popolazione a prestare attenzione a possibili scosse o frane, come quella che l’altro ieri ha ferito una donna nella zona di Grindavik mentre si trovava fuori per una passeggiata. L’attività lavica è stata registrata a circa 500 metri di profondità, ma sia i terremoti che le frane non sono indicativi di dove, come e quando potrà avvenire un’eruzione.
L’attività vulcanica è tipica dell’Islanda e la memoria collettiva recente è legata all’eruzione del vulcano Eyjafjallajökull fra l’aprile e il maggio del 2010. In quella circostanza, considerata anche la posizione più isolata del vulcano (130 chilometri ad ovest della capitale), non si registrarono fortunatamente vittime, ma l’intero continente venne ricoperto da una nube di cenere che condizionò i voli aerei e costrinse le compagnie a sospendere i voli ad intermittenza fra il 13 aprile e il 17 maggio. In quel periodo, i turisti scandinavi in vacanza nel Sud Europa dovettero tornare a casa via terra. Buona parte dello spazio aereo del Nord Italia venne chiuso fra il 17 e il 19 aprile.
L’area a sud di Reykjavik interessata dalla possibile eruzione è stata soggetta ad una serie di eventi minori fra il 2021 e il 2022 dopo oltre 800 anni di inattività. All’epoca, la zona era sostanzialmente disabitata.