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Mette Frederiksen pigliatutto. Anche la Nato?


Solo pochi mesi fa, la Lady di Ferro danese Mette Frederiksen assestava lo straordinario doppio colpo: vinceva alle elezioni da premier uscente e scompigliava i delicati equilibri politici di Copenhagen lanciando un governo di larghe intese con una parte del centro-destra. Adesso guarda alla Nato e non sono pochi gli elementi che la avvicinano al ruolo di Segretaria Generale dell'Alleanza Atlantica.


Il primo elemento, è la centralità che l'area nordica e del Baltico ha assunto in questo particolare periodo storico: con l'ingresso nella Nato di Estonia, Lettonia e Lituania, si è da tempo rafforzata la presenza alleata nella regione e il recente ingresso della Finlandia (che, prima o poi, sarà seguita dalla Svezia, Erdogan permettendo) dopo l'aggressione russa all'Ucraina rende ancora più saldo il legame.


Non è un caso che il ruolo di Segretario Generale sia stato ricoperto da personaggi scandinavi dal 2009 ad oggi: prima è toccato al danese Anders Fogh Rasmussen, poi al norvegese Jens Stoltenberg e adesso la palla potrebbe tornare nuovamente nel campo danese con Mette Frederiksen. Arrivando al termine del suo mandato, Frederiksen permetterebbe al Nord Europa di guidare la Nato per 19 anni di fila.


Un altro elemento di interesse è il desiderio, espresso da più parti, di una figura femminile al vertice: qui, Frederiksen ha due rivali. la prima è la collega estone Kaja Kallas, che rappresenta l'ala più intransigente nei confronti di Mosca, la seconda è la Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen, la quale però avrebbe ancora un anno di mandato a Bruxelles e "costringerebbe" Stoltenberg agli straordinari.


Le chances di Frederiksen sono anche legate alla recente visita della premier a Washington, dove ha incontrato il presidente americano Joe Biden: avranno anche parlato di una sua candidatura?


Certamente, il passaggio di Mette Frederiksen alla guida della Nato complicherebbe le faccende in patria: senza il suo peso politico, l'alleanza tra i Socialdemocratici, i Moderati e i Liberali potrebbe finire in frantumi, e al suo posto rimarrebbe la possibilità di un governo che faccia leva sui partiti più a sinistra (non necessariamente favorevole alla Nato), oppure l'incertezza di nuove elezioni a solo un anno dalle ultime

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