
Come l'Italia, anche la Danimarca procederà con le elezioni in autunno, a causa dello scioglimento anticipato del Parlamento di Copenhagen che, altrimenti, sarebbe stato rinnovato la prossima primavera alla scadenza naturale dei quattro anni di legislatura. Si voterà il 1° Novembre.
A differenza del nostro paese, è il Primo Ministro a decidere lo svolgimento di elezioni anticipate. In questo caso, Mette Frederiksen ha risposto al rischio di un voto di sfiducia da parte dell’alleato di governo, i Social-Liberali, approfittando dei sondaggi che vedono i Socialdemocratici stabili, gli altri alleati in crescita e il centro-destra diviso.
Il casus-belli è stato il rapporto finale della Commissione d’Inchiesta istituita dopo l’uccisione dei visoni in Danimarca (ben 13 milioni) nell’autunno 2020 poichè considerati un elemento di rischio durante la pandemia. La mancanza di autorità legale da parte del governo e le informazioni incorrette fornite dal Ministro per i Beni Alimentari, Mogens Jensen, hanno causato le dimissioni di quest’ultimo e la minaccia dei Social-Liberali di far cadere l’esecutivo.
Il blocco di centro-sinistra arriva alle elezioni con il favore dei sondaggi, dovuto alla popolarità della premier Mette Frederiksen che non sembra essere stata particolarmente danneggiata dallo scandalo dei visoni. Il Partito Socialdemocratico, sotto la sua leadership, si è spostato a destra sia in materia di immigrazione, con la controversa decisione di trasferire i richiedenti asilo in Africa durante l’esame della richiesta, che fiscale (Frederiksen ha auspicato un taglio delle tasse). La media indica il partito di governo attorno al 27%, in crescita rispetto al 25.9% delle elezioni del 2019. La Premier ha auspicato di poter contare su un governo meno dipendente dai partiti di sinistra, ma al momento i sondaggi sembrano far venire meno questa ipotesi.
I Social-Liberali, che hanno sostenuto esternamente il governo monocolore, potrebbero non essere più disposti a questo tipo di compromesso, ma il loro sostegno è in netta discesa (dall’8.6% di tre anni fa passerebbero al 5%). In crescita, invece, gli altri alleati posizionati a sinistra dei Socialdemocratici: il Partito di Sinistra Popolare si avvicina al 9%, l’alleanza Rosso-Verde è stabile al 6.7%, mentre Alternativa Verde, al momento all’opposizione, potrebbe entrare nella compagine di governo qualora dovesse superare lo sbarramento del 2%.
Sebbene si voti con il proporzionale, le divisioni interne sembrano danneggiare il centrodestra che vede spostare il suo baricentro verso l’area più estrema ed è caratterizzato da una serie di scissioni che determinano incertezza sulla collaborazione fra i vari partiti. La stessa coalizione di centro-destra si presenta al voto con almeno due leader in contrasto fra loro: il popolare Søren Pape Poulsen e il liberale Jakob Elleman Jensen.
La Venstre, che letteralmente significa Sinistra sebbene sia un partito liberale all’opposizione del governo Frederiksen, vedrebbe pressochè dimezzato il suo sostegno, passando dal 23 al 13%. Il consenso verrebbe spalmato fra i Popolari Conservatori (ora attorno al 10%, ma in calo rispetto al sostegno degli scorsi mesi), alla Nuova Destra (dal 2 al 4.5%) e all’euroscettica Alleanza Liberale (dal 2.3 al 5%).
A questi si aggiungono due nuovi partiti, entrambi sorti da scissioni interne alla Venstre ed entrambi ispirati ai propri equivalenti svedesi: il primo è quello dei Moderati dell’ex Primo Ministro Løkke Rasmussen (che si è dissociato dal blocco di centro-destra), l’altro è quello dei Democratici Svedesi, partito critico nei confronti dell’immigrazione e fondato dall’ex Ministra per l’Integrazione, Inger Støjberg, già condannata a 60 giorni di reclusione per aver, in qualità di ministro, illegalmente separato nuclei familiari di richiedenti asilo. Sempre Støjberg, nel 2015, aveva promosso la requisizione dei gioielli alle famiglie di rifugiati da Siria e Afghanistan che cercavano asilo in Danimarca.
Nei sondaggi, i Moderati si attesterebbero attorno al 5%, mentre i Democratici Danesi potrebbero arrivare ad essere il terzo partito con il 10%, escludendo dal parlamento i rivali populisti del Partito del Popolo Danese che solo sette anni fa avevano ottenuto il 21% sostenendo esternamente il governo di centro-destra di cui faceva parte la stessa Støjberg.
Oltre ai seggi della Danimarca continentale, verranno assegnati anche quattro seggi ugualmente divisi fra le Farøer e la Groenlandia.