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Ma vogliamo davvero essere come l'Islanda?

Aggiornamento: 7 set 2022


E' passata ormai una settimana dalla stucchevole polemica fra Giorgia Meloni ed Enrico Letta sulle devianze e i comportamenti giovanili. Se da un lato quel #vivaledevianze del segretario dem ha lasciato sbigottiti anche gli spiriti più liberali, è altrettanto vero che l'esempio dell'Islanda invocato dalla leader di Fratelli d'Italia come modello per lo sviluppo giovanile potrebbe non essere quello auspicabile sul lungo termine.


Andando con ordine, l'Islanda ha una politica giovanile piuttosto restrittiva per alcuni versi, con l'obbligo di coprifuoco dopo le 10 di sera per gli under 16, genitori-vigilantes nei fine settimana e accordi collettivi comportamentali a scuola con il fine di limitare le dipendenze e promuovere la socialità. L'offerta per i giovani in termini di attività post-scolastiche è nutrita e vi si può accedere con una serie di sussidi.


L'Islanda è anche il paese che per ultimo in Europa ha eliminato le residue leggi sul proibizionismo alcolico, consentendo il consumo di birra solo dal 1989 in poi.


Eppure, come altri avranno potuto notare nel resto della Scandinavia, dove ad esempio è fatto divieto ai minorenni non solo di consumare alcolici, ma anche di entrare nei pub, il problema delle dipendenze o dei comportamenti antisociali pare essere solamente spostato più in là nel tempo, ad esempio con il sopraggiungere della maggiore età grazie alla quale gli eccessi non sono più un tabù.


Le statistiche (ONU e OECD) ci raccontano, infatti, che l'Islanda, pur rimanendo un paese dalla qualità di vita decisamente alta, figura in posizioni peggiori rispetto all'Italia in numerosi ambiti.


Il consumo di cannabis in percentuale alla popolazione, nel 2008, era del 18.3% in Islanda contro il 14.6% in Italia. La popolazione obesa era il 21.9% nell'isola nordica (al numero 83 del pianeta), 19.9% nello Stivale (107).


L'Islanda supera l'Italia anche nel consumo pro capite di alcol, addirittura raddoppiato nell'isola nel ventennio fra il 1996 e il 2016, mentre in Italia è diminuito circa del 20% e si stima che nel 2025 l'Islanda passerà dal 54mo al 37mo posto al mondo, mentre noi scenderemo al 101mo.


Non è finita: l'Islanda guida la classifica mondiale nel consumo pro capite di antidepressivi, mentre le gravidanze adolescenziali (15-19 anni) sono 14.6 ogni 1000 donne contro le 6.7/1000 del nostro paese. Capitolo suicidi: Islanda batte Italia 11.2-4.3 ogni 100.000 abitanti.


Perfino gli omicidi, per quanto caratterizzati da numeri bassissimi in assoluto (5 a Reykjavik e dintorni), nel 2020 sono stati 1.5 ogni 100.000 abitanti in Islanda, il triplo rispetto all'Italia.


Tre sono le statistiche degne di nota nelle quali l'isola figura meglio: nel consumo di cocaina l'Italia è avanti con l'1.21% della popolazione contro l'1.06% nordico, idem per gli oppiacei (0.52% vs 0.3%) e nella popolazione incarcerata, che da noi è di 89 abitanti su 100.000 e in Islanda di soli 33.


Ovviamente questo articolo non vuole dipingere a tinte fosche un paese meraviglioso, ospitale e invidiabile sotto molti altri aspetti, ma era necessario chiarire come una efficace politica di prevenzione a livello giovanile non si concretizzi necessariamente con la prosecuzione di comportamenti sobri in età adulta.

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