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Le Faroe vanno a sinistra


Anche le ultime elezioni nel Nord Europa, in questo convulso 2022, si sono concluse. Alle Faroe hanno vinto i socialdemocratici del Partito dell'Uguaglianza, che tornano ad essere il primo partito dopo la sconfitta del 2015.

Il principale esponente del centro-sinistra, l'ex primo ministro ed ex calciatore Aksel Johannesen, avrà la possibilità di tornare al governo dell'arcipelago se dovesse riuscire a formare una maggioranza. Al momento, però, l'incombenza dell'incarico spetta al primo ministro uscente, il conservatore lealista Bardur av Steig Nilsen, che però non sembra poter contare su un numero sufficiente di seggi nel Parlamento di Torshavn.

I socialdemocratici (anch'essi lealisti nei confronti di Copenhagen) hanno ottenuto il 26.6% (non andavano così bene dal 1990) e portano a casa 9 seggi. Quelli che furono gli alleati nel quadriennio 2015-19, se confermati, potrebbero garantirgli la guida dell'esecutivo: i Repubblicani (indipendentisti di sinistra) al 17,7% e i liberali, anch'essi secessionisti, del Partito del Progresso al 7,5 mettono assieme altri 9 seggi, portando una solida maggioranza di 18 seggi. Johannesen è stato anche il candidato con più preferenze personali in tutto l'arcipelago con 1961 voti, oltre 600 in più del premier uscente.

Il centrodestra, che ha governato per gli ultimi tre anni prima di dividersi dopo le dichiarazioni omofobe del ministro degli esteri Jenis av Rana, è in minoranza: il Partito dell'Unione di av Steig Nilsen prende 7 seggi, i Popolari (indipendentisti di destra) perdono il 6% rispetto a tre anni fa e scendono a 6 seggi. Il Partito di Centro, guidato proprio da av Rana, sale leggermente nonostante lo (o forse proprio a causa dello) scandalo: l'ex ministro aveva detto di non essere disposto a sostenere il governo nazionale danese qualora presieduto dal candidato dei conservatori Pape-Poulsen, in quanto gay.

Rimane fuori dal parlamento, per la prima volta da 80 anni, il Partito dell'Autogoverno, di ispirazione centrista e favorevole ad una secessione graduale da Copenhagen.

I temi principalmente dibattuti sono stati, come spesso è accaduto, il rapporto con la Danimarca (gli indipendentisti, trasversali agli schieramenti, sono ancora in minoranza) e la restrittiva legge sull'aborto. Quest'ultima potrebbe essere resa più elastica da un governo di centro-sinistra, qualora Johannesen dovesse riuscire a formarlo.

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