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Le domande che avemmo voluto fare a Elin Mattsson


La notizia della lettera d’addio all’Italia di Elin Mattsson, la mamma finlandese che ha lasciato Siracusa con la famiglia dopo due mesi, ha fatto discutere quasi tutti. Come blog che si occupa della cronaca del Nord Europa, è stato necessario respirare profondamente, prendere qualche momento per riflettere per poi scrivere qualcosa. L’autore del blog ha provato a contattare Elin Mattsson attraverso il suo sito internet, ma nel frattempo era già stata raggiunta da numerosi media e non è arrivata nessuna risposta.


Ecco quindi le tre domande che avremmo voluto farle e a cui Elin Mattsson, in qualche modo, ha risposto attraverso il suo blog (in svedese, originariamente è delle isole Åland) e la lettera stessa.


Ma come ti è venuto in mente di trasferirti a Siracusa?

Elin Mattsson, pittrice, il marito Benny (esperto di IT, lavora in remoto) e i figli, hanno vissuto in diverse parti d’Europa, incluse la Spagna e il Regno Unito, oltre ovviamente alle isole Åland, ma mai in Italia. E’ evidente la passione per i viaggi e il fascino della Sicilia è unico. Chiunque si innamorerebbe dello stile di vita, dei paesaggi mozzafiato, della cucina e delle spiagge che nulla hanno da invidiare ai Caraibi. E se si ha la possibilità di scegliere un posto come meta per la propria esistenza, è bene farlo. Sappiamo tutti, però, che l’esperienza come turista in un luogo non equivale all’esperienza di chi ne vive la quotidianità, quindi...


...non potevi chiedere in giro?

A quanto pare, non lo ha fatto. Lo ammette Elin stessa, dicendo di aver creduto che il livello dell’istruzione Italiana sarebbe stato lo stesso che in Spagna o nel Regno Unito. Ora, bisogna partire dal presupposto che l’Italia non equivale a Siracusa, così come la Spagna non è solo la Galizia (dove Elin dovrebbe essersi trasferita ora) e il Regno Unito a Londra (città in cui ha studiato). Tutti noi conosciamo, o dovremmo conoscere, le priorità per la vita di tutti i giorni: chi ha figli si interessa del livello dell’istruzione, chi vuole guadagnare di più si informa sul regime fiscale, chi ha esigenze alimentari si preoccupa della possibilità di reperire il cibo più appropriato, chi ha problemi di salute si accerta della presenza di un servizio sanitario efficiente. E’ questo il motivo per cui non si vedono molte famiglie con figli trasferirsi nelle Filippine (uno degli ultimi paesi dell’indice Pisa per l’educazione), imprenditori aprire uno stabilimento in Italia, vegetariani in paesi con cucine prevalentemente carnivore (ad esempio nel Maghreb) o diabetici nel terzo mondo. Non sarebbe neanche stato necessario chiedere a un passante durante una vacanza a Siracusa, il livello dell’educazione Italiana è indicato come insufficiente dall’indice Pisa del 2018 in cui l’Italia è ampiamente sotto la media dei paesi sviluppati (OECD) in matematica, nelle scienze e nella lettura. Per completezza di informazioni, l’Italia è rispettivamente al 32°, 40° e 33° posto, la Finlandia al 16°, 7° e 6° e la Spagna, con cui Elin compara l’Italia, fa meglio di noi solo nelle scienze. In realtà, Elin Mattsson paragona la scuola di Siracusa che hanno frequentato i suoi figli con quella scelta in Galizia, ma...


...l’Italia non è solo Siracusa, non potevi cercare altrove?

Che la Sicilia è meravigliosa lo abbiamo già detto, sulle sue qualità culinarie, artistiche e naturali non troverete una voce contraria in tutto lo Stivale. Sarà facile, però, trovare Siciliani lamentarsi della vita quotidiana, dei disservizi, della disoccupazione. Per carità, lamentarsi è uno degli hobby preferiti dagli Italiani da Bolzano a Lampedusa, però poi la qualità della vita si può misurare e, quindi, qualche lamentela può essere più che giustificata. Come ogni anno, il Sole 24 ore stila una classifica sulla vivibilità dei capoluoghi di provincia in Italia e, nel computo finale, Siracusa si piazza al 90mo posto su 107 (Bologna, Bolzano e Firenze sul podio, Crotone ultima). Siracusa se la cava leggermente meglio quando si parla di sicurezza, lavoro, cultura e società, ma sprofonda nelle questioni ambientali (penultima in Italia) e sui consumi. Se il problema, quindi, è l’educazione scolastica, il problema è in parte l’Italia, dove però coesistono modelli di scuola avanzatissimi (chi scrive è stato supplente in una scuola media del torinese dove ci si esercitava in robotica) ad altri profondamente problematici (i numerosissimi casi di aggressioni e minacce nei confronti degli insegnanti), ma in alcune circostanze è sufficiente cambiare scuola nella stessa città, o addirittura sezione nella stessa scuola. Siamo veramente sicuri che Elin e la sua famiglia, dopo essersi trasferiti alla cieca, non si siano dati per vinti troppo presto?


C’è una domanda che non avremmo fatto a Elin Mattsson, a differenza di molti osservatori. Quella domanda è, "ma non potevi rimanere in Finlandia?"

Abbiamo una fortuna, come esseri senzienti e in grado di poter decidere il proprio destino, e cioè quella di conoscere il mondo nella consapevolezza che il posto perfetto non esiste. Chi vive nel Nord Europa, nella maggior parte dei casi, apprezza l’efficienza dei servizi, a volte si indispettisce per la rigidità delle regole e spesso si lamenta del clima o del cibo. Quanti si riconoscono in questa descrizione? E’ giusto ed è un bene che ci siano famiglie come quella di Elin desiderose di trasferirsi in Italia. Anzi, ce ne dovrebbero essere di più! Tralasciando le ovvie circostanze di persone che arrivano da paesi colpiti da guerre e povertà, per le quali sarebbe doveroso aprire una discussione seria e lontana dagli stereotipi della contrapposizione ideologica, fa sempre impressione il fatto che molti Italiani si trasferiscano all’estero in paesi sviluppati come nel Nord Europa, la Germania, il Regno Unito oppure la nostra “gemella” Spagna, ma in pochissimi da questi paesi decidano di fare il percorso contrario. Le ragioni le conosciamo, sono un po’ quelle con cui Elin, ingenuamente, ha deciso di non fare i conti. Chi si occupa di gestire la cosa pubblica in Italia, può scegliere se ignorare la lettera di Elin, ridicolizzarla con la domanda che non le avremmo fatto, oppure prendere sul serio gli aspetti concreti della sua critica e lavorarci sopra per offrire a chi ci abita e chi ci vorrebbe abitare il paese che merita.

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