
Ieri, a Oslo, si è tenuta la commemorazione dell’attentato di un anno fa nel quale morirono due persone all’interno di un pub, proprio mentre la città si apprestava a celebrare la settimana del Pride. Mentre in Norvegia ancora ci si interroga sulla possibilità di evitare la strage, ci si prepara alla parata del prossimo 1° luglio.
Il 25 giugno 2022, il 42enne Zaniar Matapour, un iraniano residente in Norvegia sin dall’adolescenza, musulmano e radicalizzatosi durante gli ultimi anni, ha aperto il fuoco verso gli ospiti di due locali nel centro di Oslo, colpendo a morte due persone e ferendone ventuno. Per una triste coincidenza, sul luogo erano presenti anche alcuni sopravvissuti della strage di Utøya del 2011, fra essi l’ex segretario dei Giovani Laburisti, Eskil Pedersen, che fu a capo dell’organizzazione proprio in occasione degli attentati perpetrati dall’estremista di destra Anders Behring Breivik.
Nel corso degli ultimi mesi, la polizia norvegese ha evidenziato come diversi segnali di un imminente attentato fossero circolati sui social media e giunti alle orecchie degli investigatori dei servizi per la sicurezza nazionale. Il giorno dell’attentato, il noto estremista islamico Arfan Bhatti, ora in carcere in Pakistan con l’accusa di aver contribuito alla realizzazione dell’attentato, aveva pubblicato sui propri canali social una bandiera arcobaleno in fiamme, incitando alla violenza nei confronti delle minoranze sessuali e di genere. Secondo la tv di stato norvegese NRK, l’attentatore era stato precedentemente in contatto con Arfan Bhatti.
Il Pride di quest’anno è stato oggetto di alcuni episodi minori, ma preoccupanti, come la distruzione di alcune bandiere arcolabeno esposte da edifici pubblici e la cancellazione di un evento a tema organizzato da una scuola a causa di minacce anonime. Per il corteo del 1° luglio e per i giorni immediatamente precedenti, è previsto un robusto dispiegamento di forze dell’ordine.
Il corteo sarà anche una delle ultime uscite pubbliche nel ruolo di ministra per Anette Trettebergstuen, che ha dovuto rassegnare le dimissioni dal ministero della Cultura e delle Pari Opportunità a causa di una serie di nomine pubbliche viziate da conflitto di interessi. Trettebergstuen ha recentemente proposto una legge volta a proibire le terapie di conversione e si è fatta promotrice della campagna per l’introduzione del genere neutro sui documenti. Secondo alcuni osservatori, le dimissioni della Ministra, in lacrime durante la conferenza stampa, potrebbero rappresentare una battuta d’arresto.