
A due settimane dal voto e una dalla comunicazione ufficiale delle liste dei candidati, in Danimarca sono i sondaggi a farla da padrona di fronte a leader politici piuttosto guardinghi. Non mancano le sorprese, che potrebbero in qualche modo influenzare gli ultimi giorni di campagna elettorale.
L’indice di gradimento dei politici, in un sondaggio pubblicato da Epinion, vede in testa la premier uscente Mette Fredriksen: un danese su quattro la vorrebbe confermare nel suo ruolo, una percentuale sovrapponibile a quella degli elettori del Partito Socialdemocratico.
La vera notizia è che l’inseguitore non è nè il candidato della Venstre, Jakob Elleman Jensen, nè quello Conservatore Søren Pape Poulsen, ma l’ex Primo Ministro Lars Løkke Rasmussen con l’11% dei consensi, praticamente il doppio di ciò che guadagnerebbe, da questo voto, la sua recente creazione, ovvero il Partito Moderato.
La partita all’estrema destra è una competizione tutta femminile, dato che il Partito del Popolo Danese, storica formazione ultraconservatrice ed euroscettica, sembra essere affondata sotto la leadership di Morten Messerschmidt, tanto da rischiare di non superare la soglia di sbarramento del 2%. Le due protagoniste sono Pernille Vermund della Nuova Destra e Inger Støjberg dei Democratici Danesi. Quest’ultima appare molto più gradita della prima, che infatti, in questi giorni, cerca di riguadagnare consensi facendosi trovare piuttosto attiva sui media a dispetto di una campagna elettorale priva di pathos.
Cosa succederà realmente dopo il voto? Al momento tutto lascia pensare che Mette Frederiksen possa riconfermarsi premier, anche se la sua idea di un governo sostenuto dal centro anzichè dalla sinistra sembra cozzare con il mancato sostegno dei Radicali (legato allo scandalo dell’uccisione dei visoni durante la pandemia, motivo delle elezioni anticipate) e la crescente popolarità del progetto di Løkke Rasmussen.
Difatti, i Socialdemocratici e i partiti alla sua sinistra metterebbero assieme un 41.4% che diventa piuttosto rassicurante di fronte ad una destra molto divisa. Se Frederiksen dovesse ambiziosamente guardare al centro (con Radicali, Liberali e Moderati), otterrebbe una percentuale simile, inimicandosi, però, i vecchi alleati di sinistra.