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Greta e i Sami contro l'eolico, ma non è (solo) Nimby


A unirsi ai manifestanti è arrivata anche Greta Thunberg, che, assieme ad altri, ha denunciato le azioni del governo norvegese nei confronti della popolazione Sami nell'ambito del caso Fosen, ovvero la costruzione di una serie di parchi eolici non lontano da Trondheim.

Il casus belli è stata la sentenza dell'Alta Corte nell'ottobre 2021, nella quale veniva giudicata invalida la concessione dei terreni al governo norvegese a causa della violazione dell'Articolo 27 della Convenzione ONU per i diritti civili e politici, e di conseguenza ha ritenuto invalidi i relativi espropri, mettendo al centro delle proteste la presenza degli stessi parchi eolici, attivi dal 2017.

La penisola di Fosen si trova in un'area popolata dalla minoranza Sami, la quale, come mezzo di sostentamento e, più in generale, come tratto distintivo della propria cultura, alleva e pascola renne, praticando la transumanza. La costruzione dei parchi eolici è stata inizialmente al centro della richiesta, da parte dei rappresentanti Sami, di una compensazione territoriale e non di denaro. Dal 2021, però, la sentenza è rimasta in sospeso e il governo è accusato di non rispettare la legge: secondo gli attivisti, l'invalidità della concessione dei terreni costituirebbe una violazione dei diritti umani.

Il rapporto fra la Norvegia e la minoranza Sami è storicamente complesso, a causa della politica di assimilazione virtualmente terminata solo dopo la Seconda Guerra Mondiale e riconosciuta ufficialmente come un sopruso da Re Harald nel 1997. Permangono, talvolta, tensioni e pregiudizi in ambito locale.


In corrispondenza del raggiungimento dei 500 giorni dalla sentenza dell'Alta Corte, i manifestanti si sono incatenati a ridosso degli uffici del Ministero dell'Energia, venendo rimossi fisicamente dalle forze dell'ordine. Greta Thunberg ha accusato il governo norvegese di perpetuare una forma di colonialismo nei confronti dei Sami.


La questione è di difficile risoluzione, anche perché la sentenza non ha espressamente indicato cosa è necessario fare dei parchi esistenti. Proprio su questo elemento, il governo giudica fondata la propria decisione di non abbattere le pale eoliche. Il parco eolico di Fosen produce 3600 GWh all'anno: per fare un paragone, la Diga di Entracque, ovvero il più grosso bacino idroelettrico in Italia, ne produce 1040.

Per il governo norvegese, rinunciare a una tale produzione di energia sarebbe difficoltoso, soprattutto in un periodo durante il quale i costi delle materie prime sono aumentati vertiginosamente a causa del conflitto in Ucraina e l'idea di fondo è quella di avvicinarsi gradualmente all'indipendenza dal settore petrolifero, che ancora oggi è la componente fondamentale del fondo sovrano norvegese.


Soddisfare le richieste dei Sami rischia di essere costoso e controproducente per il resto del paese, non farlo equivale ad una violazione dei diritti umani. La soluzione al problema pare essere molto lontana.

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