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Gaudimonte (Azione-IV), "Basta essere cittadini di Serie B"


La nostra maratona di interviste con i candidati nella circoscrizione Europa prosegue oggi con Tatiana Gaudimonte, candidata del Terzo Polo, o per meglio dire l’alleanza fra Azione (di cui fa parte) e Italia Viva. Milanese, quarantanove anni e un Master in Promozione Salute, oggi risiede in Svizzera.


Come nasce questa candidatura?

Sono arrivata all’incarico di Coordinatrice per l’Estero di Azione dopo aver fondato il gruppo Zurigo in Azione al momento della fondazione del partito. Il nucleo si è ingrandito progressivamente in tutta la Svizzera. L’idea era di mettersi in contatto con altri responsabili in giro per il mondo e far diventare i gruppi cittadini dei gruppi nazionali per includere anche chi abita nei territori lontani dalle grandi città. E’ la testimonianza di come Azione abbia voluto concentrare la propria attenzione nei nostri confronti in qualità di Italiani all’estero, è anche un elemento rappresentato nei canali ufficiali del partito.

Quando c’è stata l’occasione delle elezioni politiche, il supporto che ho ricevuto dal territorio mi ha portato a prendere questa decisione. Non era nei piani, pensavo magari di aspettare qualche anno, ma, come diceva John Lennon, la vita è quello che succede mentre pianifichi altre cose.


Cosa intende portare avanti in Parlamento?

L’italiano all’estero è quello che si allontana e col tempo non ha più legami e non prende parte alla politica attiva del paese di origine, si sente un cittadino di Serie B nella vita pratica. C’è l’esempio del titolo di studio non equiparato a quello del paese in cui si sceglie di vivere, ma anche una procedura apparentemente semplice come prendere la carta d’identità. A Zurigo i tempi di attesa sono di due mesi, a Monaco sono sei mesi, si fa prima ad andare al paese di origine sperando sia attrezzato per farla avere. Sono circostanze che disincentivano. Un elemento che mi preme portare avanti è la promozione della lingua e della cultura. In paesi dove la comunità italiana è disgregata, è necessario andare a vedere come sono strutturate scuole e istituti di cultura per permettere loro di avvicinarsi e far avvicinare le comunità di immigrati demarcate dal punto di vista generazionale o linguistico.

Un altro elemento è la proposta per estendere la copertura del SSN agli iscritti Aire per due ragioni: perchè l’associazione CH-Europa ha stimato 400 mila italiani in Svizzera che non si iscrivono all’Aire per non perdere il diritto di cura e il medico di base, nonostante l’iscrizione sia obbligatoria. E’ vero che pagando le tasse all’estero la copertura viene meno, ma il documento fondativo del SSN parla di universalità della cura e diritto di accesso. Garantendo la copertura finanziaria, bisogna permettere agli Italiani all’estero di mantenere un legame. I Francesi ad esempio possono optare dimantenere l’iscrizione al SSN francese.


Ci sono state voci su possibili brogli, è qualcosa che teme?

Ne ho sentito parlare, ma non ho approfondito. Una cosa che potrebbe aiutare, ma non riguarda solo gli italiani all’estero, è una semplificazione del processo di voto. L’agenda 2026 per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, che fa parte delle iniziative da mettere in piedi per rispettare i parametri del PNRR, non include i consolati fra i propri obiettivi, bisognerebbe capire perchè. Le ultime elezioni per i Comites nel 2021 hanno visto 8 paesi coinvolti nel progetto pilota per il voto digitale. Perchè non pensare al voto digitale utilizzando Spid o carta elettronica? Eviteremmo furti di schede e l’extra lavoro delle persone in Italia che devono gestire le schede arrivate dall’estero. Più farraginosa l’operazione, più probabile che ci siano tentativi di furti di schede, la cosa più semplice sarebbe semplificare la digitalizzazione, in primis per l’estero. Non perchè noi all’estero siamo più importanti, ma perchè abbiamo problemi logistici più pressanti.


In Svizzera si fa spesso ricorso a strumenti di democrazia partecipativa come i referendum, sono esempi da imitare?

Se si imita bisogna imitare bene. Teniamo presente che in Svizzera ci sono 8 milioni di persone, più gestibili rispetto a 60 milioni. In seconda battuta, qui ci sono due tipologie di referendum, l’iniziativa popolare in cui privati o associazioni non governative effettuano una proposta raccogliendo firme, oppure il referendum che è una richiesta di confermare o meno una decisione già presa dal parlamento. In entrambi i casi, ciò che è apprezzabile è che assieme al plico elettorale arriva materiale informativo in cui si specificano vantaggi e svantaggi di una decisione piuttosto che un’altra e si spiegano le motivazioni e le conseguenze di ciascuna delle scelte. Si può conoscere in maniera oggettiva, in Italia quando ci sono dei referendum è tutto legato all’ideologia, mancano dati, numeri, pro e contro. Dubito sia realizzabile in tempi brevi.


La spaccatura fra Azione e il centrosinistra dopo l’accordo di inizio agosto ha lasciato strascichi?

Sicuramente ci saranno e ci sono già stati, basta guardare sui social, dove hanno rinfacciato Calenda di aver preso una decisione e poi di aver cambiato idea. Era inevitabile. Cio che è più importante è concentrarsi su programmi e i temi. Abbiamo un programma che non è un semplice programma di coalizione generico, ma dettagliato, c’è una comunione di intenti e, se non bastasse questo, Calenda ha espresso la finalità e cioè un evento costitutivo successivo alle elezioni per un nuovo soggetto politico. Spero che questi strascichi si esauriscano presto spostando l’attenzione sulle tematiche e si possa costituire un vero soggetto politico.


Come finiranno queste elezioni?

La probabilità che i partiti di destra vadano a vincere è concreta. La problematica associata a questo non è di tipo idelogico, ma di incapacità di gestione. Giorgia Meloni ha spesso non si rende conto delle conseguenze delle sue proposte economiche, così come la Lega che propone lo scostamento di bilancio. Questo non fare o spostare il problema avanti denota una mancanza di capacità gestionale. Quando avremo al governo queste persone, dove andremo a finire a livello economico e di prestigio internazionale? Il timore è che un governo fatto così si disgreghi e ci ritroveremmo dopo due anni a votare di nuovo, ma lo faremo a gambe all’aria. Ma una soluzione c'è, il voto utile è quello per la nostra lista.

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