
Se la prende comoda Mette Frederiksen, nonostante la vittoria elettorale e la possibilità di costituire un governo a misura delle sue ambizioni. Quelle in corso, potrebbero essere le consultazioni più lunghe degli ultimi 47 anni, superando quelle del 2019 e 1988. Fortunatamente, nessun paragone con le interminabili trattative italiane a cui siamo stati abituati in passato.
Già, perchè il record per la formazione del governo dopo le elezioni in Danimarca è di soli 35 giorni: nel 1975 fu il socialdemocratico Anker Jørgensen a impiegarci così tanto (o poco, a seconda di come la si vuole vedere) dopo l’esito delle urne. Ad oggi, si tratta del ventunesimo giorno successivo al voto che ha comunque premiato i Socialdemocratici.
Le alternative per Frederiksen inizialmente erano due, poi aumentate a tre: continuare con una coalizione orientata a sinistra, aprire al centro di Lars Løkke Rasmussen (ipotesi preferita dalla Premier) oppure cooptare gli storici rivali della Venstre, reduci da un voto particolarmente negativo.
L’ultima ipotesi è quella che tenta maggiormente la leader socialdemocratica, che riuscirebbe in un colpo solo a costituire il governo moderato e riformista che aveva in mente, e allo stesso tempo mettere in difficoltà la Venstre che, considerata la batosta elettorale e la crisi di identità dopo ben due scissioni, rischierebbe altrimenti di non tornare al governo per molti anni ancora.
Considerati i tempi della politica danese, lo stallo non dovrebbe continuare a lungo: se non dovesse riuscire a convincere la Venstre, Frederiksen tenterà un governo assieme ai Moderati con il sostegno esterno di alcuni partiti di sinistra.