
Sono passati quasi due mesi dal voto in Finlandia, ma non c'è ancora l'ombra di una maggioranza, tantomeno di un nuovo governo. I negoziati, che dovrebbero incoronare Petteri Orpo come premier e il centro-destra allargato come guida politica del paese, vanno a rilento e non è scontato che si chiudano positivamente. Breve riassunto delle puntate precedenti: governo uscente di centro-sinistra e opposizione di centro-destra ottengono 100 seggi a testa, ma il blocco rosso-verde della premier Sanna Marin arretra a causa del pessimo risultato di Centro e Sinistra radicale. Sanna Marin si dimette e l'incarico viene affidato al leader del primo partito, Coalizione Nazionale, il conservatore moderato Petteri Orpo. Il walzer delle trattative per superare "quota 100" e avere una maggioranza qualificata include il Partito Popolare rappresentativo della minoranza svedese, dopo l'auto-esclusione del Centro che ha deciso di rimanere all'opposizione dopo otto anni in maggioranza con coalizioni diverse. La presenza contemporanea dei Veri Finlandesi, partito di destra populista arrivato alle spalle di Coalizione Nazionale, rende le cose complicate date le posizioni opposte su autonomia e rappresentanza linguistica (i Veri Finlandesi vorrebbero abolire l'obbligatorietà dello svedese) e su diritti civili (i Popolari Svedesi hanno votato la legge trans dello scorso governo, i Veri Finlandesi si sono opposti). Che le trattative potessero andare per le lunghe lo si sapeva da subito, tanto che Orpo si è permesso di illustrare ben 18 aree di programma sulle quali i quattro partiti (oltre ai tre vi sono anche i Cristiano Democratici) si dovranno confrontare. La necessità di una sforbiciata alla spesa pubblica non piace ai Veri Finlandesi, così come la necessità di un'immigrazione qualificata come auspicato dal premier in pectore. Non ci sono sviluppi riguardo alle posizioni che vedono contrapposti i Veri Finlandesi e i Popolari Svedesi, ma è possibile che i primi si accontentino di una concessione sulla lingua minoritaria in cambio di una minore pressione sui diritti civili dei secondi. Proprio in questi giorni, il premier in pectore Orpo e il suo partito sono stati dichiarati non benvenuti al Pride di Helsinki in virtù del voto contrario di parte del gruppo parlamentare di Coalizione Nazionale sulla legge trans dello scorso marzo.