
Sono settimane estremamente difficili per l’accesso di Svezia e Finlandia nella Nato, dopo una serie di episodi avvenuti a Stoccolma che hanno indispettito il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, alla guida di uno dei due paesi che ancora non hanno ratificato l’ingresso dei paesi Nordici nell’Alleanza Atlantica in seguito all’aggressione russa in Ucraina.
Le relazioni con la Svezia erano già tese, mentre la Finlandia ha avuto il ruolo da spettatrice interessata, considerato che la decisione sull’ingresso verrà presa congiuntamente: da tempo, un tira-molla fra Stoccolma e Ankara sulla questione dei simpatizzanti curdi e del predicatore Fetullah Gulen rifugiati in Svezia, e ritenuti terroristi dal governo turco, stava mettendo in seria difficoltà il processo di adesione alla Nato. Oltre alla Turchia, anche l’Ungheria del premier filo-russo Viktor Orban non ha ancora ratificato l’adesione, ma il voto del parlamento è stato calendarizzato per il mese prossimo.
Due settimane fa, l’esposizione di un fantoccio di Erdogan impiccato ha causato la dura reazione di Ankara che ha accusato del gesto i simpatizzanti del Partito Curdo dei Lavoratori, più noto come PKK. Nell’ultimo week-end, l’estremista di destra di origini danesi, Rasmus Paludan, già celebre per aver compiuto gesti simili in passato, ha bruciato una copia del Corano di fronte all’ambasciata turca. La risposta di Erdogan è stata molto dura: “In questo modo, non approveremo l’ingresso della Svezia nella Nato”. Tale scelta, complicherebbe moltissimo anche il ruolo della Finlandia.
Oltre alle proteste ufficiali, si sono verificate anche contestazioni popolari in Turchia, dove è stata bruciata una bandiera svedese, e in Iraq di fronte alla sede della rappresentanza diplomatica.
Per il governo svedese, la situazione è di difficile risoluzione: da un lato, Ulf Kristersson ha condannato duramente i due gesti e durante il week-end si è detto solidale con la comunità musulmana in Svezia; dall’altro, ha rimarcato che, nonostante le azioni di Paludan fossero riprovevoli, si trattava di un legale esercizio della libertà di espressione. Kristersson è stato criticato da Jimmie Åkesson, guida dei Democratici Svedesi, partito della destra populista che sostiene esternamente il governo, per non aver tenuto testa alle critiche di Erdogan.