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Danimarca, fumata bianca per le larghe intese


Dopo quarantatre giorni e uno sprint finale, Mette Frederiksen è riuscita a confermare alla Regina Margrethe la conclusione delle trattative e la formazione del governo, i cui ministri dovrebbero essere annunciati fra oggi e domani. Vi faranno parte, oltre ai Socialdemocratici, anche i Liberali della Venstre e i Moderati.


L'ultima vittima del più lungo negoziato della storia moderna della Danimarca sono stati i Radicali, che avevano provocato le elezioni anticipate minacciando di ritirare il sostegno al governo uscente di centro-sinistra presieduto da Frederiksen. I Radicali hanno pagato con un cattivo score nelle urne e si sono ritirati dalle consultazioni poco prima della loro conclusione.

Mette Frederiksen si era dovuta dimettere in seguito allo scandalo sullo sterminio dei visoni a causa di una errata valutazione del loro impatto nella lotta al Covid-19 e l'assenza di autorità legale del governo.


Alle elezioni del 1° Novembre, i Socialdemocratici si sono confermati il primo partito del paese con il miglior risultato dal 2001; Mette Frederiksen ha affrontato la campagna elettorale annunciando la volontà di costituire un governo di larghe intese andando oltre i blocchi rossi e blu. Frederiksen ha governato fra il 2019 e il 2022 assieme ai Socialisti, i Verdi e i Radicali.

Era dagli anni '70 che i due storici rivali della politica danese, Socialdemocratici e Venstre, non sedevano nello stesso esecutivo. Frederiksen ha difeso la scelta delle larghe intese descrivendo il difficile periodo post-pandemico e l'attuale guerra in Ucraina, mentre a sinistra la accusano di aver spostato la piattaforma del suo partito sempre più a destra. Già in passato, su immigrazione, sicurezza e lotta al cambiamento climatico, la Prima Ministra aveva espresso posizioni diverse da quelle dei suoi colleghi di partito nel resto d'Europa.

Nel centro-destra moderato, le reazioni sono miste: Elleman-Jensen, il leader della Venstre, è reduce da un pessimo risultato elettorale e l'offerta di Frederiksen è stata una sorta di ancora di salvezza per lui e il suo partito; l'ex premier Løkke Rasmussen, fuoriuscito dalla Venstre per creare il Partito Moderato (di ispirazione centrista), ha condiviso l'obiettivo della premier socialdemocratica sin dalla fondazione, pur non riuscendo ad ottenere un risultato che gli permettesse di diventare il cosiddetto kingmaker.


Rimarranno all'opposizione la Sinistra Popolare, la lista unitaria Rosso-Verde, Alternativa Verde, Alleanza Liberale, i Radicali, i Conservatori e i tre partiti di estrema destra (Popolo Danese, Nuova Destra e Democratici di Danimarca).

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