
A dar retta al presidente turco Erdogan, per la Finlandia l'accesso Nato è cosa fatta, mentre la Svezia dovrá rinviare l'appuntamento, realisticamente a dopo il 14 maggio.
In quel week-end (e, in caso di ballottaggio, due settimane dopo) i turchi saranno chiamati a scegliere se confermare il mandato dell'autocrate al potere dal 2002 o meno. In ogni caso, un Erdogan vincitore non avrá motivo di premere sull'anima nazionalista della Turchia Nera per tenere fuori la Svezia ritenuta "islamofoba" e protettrice di quelli che il governo di Ankara ritiene terroristi, mentre il suo rivale Kilicdaroglu è sufficientemente filo-atlantista da non ostacolare l'accesso svedese in caso di ribaltone.
Entrambe le soluzioni sanciscono una sconfitta politica per Stoccolma: comunque la si pensi sulla Nato, il mancato ingresso per volontá di un regime autoritario dimostra l'incapacitá a livello internazionale del governo di Ulf Kristersson.
Sia chiaro, Magdalena Andersson avrebbe avuto buoni motivi per preoccuparsi, se lo scorso settembre fosse uscito vincitore il centro-sinistra: convincere Nooshi Dadgostar e i post-comunisti del Vänsterpartiet non era realistico e si sarebbe arenata sulla necessitá di mantenere buoni rapporti con la minoranza curda.
Ulf Kristersson si è ritrovato il problema opposto, ovvero un partito, i Democratici Svedesi partner esterni del suo esecutivo, che vedono nella Turchia il braccio diplomatico dell'islam politico.
Se Helsinki entra nella Nato e Stoccolma (per ora) no è anche a causa del fallimento del bipolarismo, che in Scandinavia come altrove si è trasformato in una contrapposizione quasi dogmatica.
I socialdemocratici sono costretti a trattare con una sinistra radicale antiamericana per vocazione e con minoranze culturali e religiose spesso in contrapposizione fra loro, i Moderati sopravvivono grazie all'appoggio della destra populista che maschera l'astio e la diffidenza verso gli immigrati (musulmani in primis) con il principio della libertá di espressione.
In Finlandia la politica è andata piú volte oltre gli steccati ideologici per il bene comune e potrebbe succedere di nuovo dopo il voto del 2 aprile, Mette Frederiksen in Danimarca ha capito che, in questa crisi epocale, la logica dei blocchi rossi e blu non può funzionare.
Cosa deve succedere perchè il messaggio arrivi anche Rosenbad?