
L'aumento del costo della vita è una circostanza comune in quasi tutto il pianeta, specialmente durante l'ultimo anno a causa della crisi energetica derivante dalla guerra in Ucraina. Non è immune neppure il paese con il quinto paese per PIL pro capite al mondo, la Norvegia.
L'inflazione, combinata con il mancato accordo sui rinnovi contrattuali per diverse categorie di lavoratori, è alla base dell'ampio sciopero annunciato dalla LO, la principale sigla sindacale norvegese, per la prossima settimana.
Cosa sta succedendo, in Norvegia, per far sì che anche uno dei paesi più ricchi della Terra stia facendo così tanta fatica? Il problema principale sembra essere legato all'aumento dei tassi di interesse stabiliti dalla Banca Centrale Norvegese.
In altre circostanze non diverse da questa, l'aumento dei tassi di interesse comporta una spesa generalizzata minore, specie nel settore immobiliare o per i grandi investimenti, che con il tempo arresta la crescita dell'inflazione e, di conseguenza, l'aumento del costo della vita. Questo non si sta verificando, probabilmente a causa della peculiarità di questa crisi, fondamentalmente legata alla minore disponibilità di risorse energetiche nel mondo.
A questo si aggiunge la svalutazione progressiva della Corona Norvegese, che sta per raggiungere il minimo storico nei confronti di Euro, Dollaro e Sterlina. A queste condizioni, la Norvegia, che, con l'eccezione del petrolio e, in parte, del cibo, è costretta ad importare buona parte dei beni di consumo, è in una posizione di svantaggio rispetto al passato.
Le previsioni della Banca Centrale Norvegese, che ha già aumentato otto volte i tassi di interesse dalla fine del 2021 ad oggi, indicano che il picco dovrebbe essere raggiunto nei primi mesi del 2024, ma che il ritorno alla normalità, a queste condizioni, è piuttosto lontano.