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Cenini (centrodestra), "Noi garanzia per l'Europa"


Reggiano, 53 anni, Antonio Cenini è un funzionario della Presidenza del Consiglio in rappresentanza a Bruxelles. E’ presidente del Circolo Esperia, un think-tank vicino al Partito Popolar Europeo, ed è stretto collaboratore dell’ex presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani.


Come nasce la sua candidatura?

L’attività legata al Circolo Esperia mi ha portato a lavorare spesso con il presidente Tajani. Lui ha visto il modo in cui lavoravamo e la capacità di aggregare un’area politica che a Bruxelles, tradizionalmente, era in qualche modo meno rappresentata rispetto alla sinistra. Abbiamo dimostrato che si possono radunare le persone attorno a valori popolari e cristiani, si tratta di un gruppo di 3-400 persone che lavorano a stretto contatto con le istituzioni Europee, tanto che abbiamo partecipato formalmente alla conferenza su Futuro dell’Europa. A un certo punto, quando il senatore Malan è passato a Fratelli d’Italia lasciando l’incarico di coordinatore per l’estero di Forza Italia, sono diventato il coordinatore Europeo con la prospettiva di riorganizzare il partito per le elezioni, che, immaginavamo, si sarebbero dovute tenere nel 2023.


Lei lavora a stretto contatto con l’Europa e si candida con il centro-destra che, con gli ultimi anni a trazione leghista e ora con Giorgia Meloni probabile premier, secondo alcuni può generare dubbi nelle cancellerie internazionali. Lei ha qualche timore?

In Europa il centro-destra è legato fortemente al PPE, anche chi occupa posizioni apicali, ad esempio le tre donne a capo di Commissione, Parlemento e BCE, sono espressione del Partito Popolare. Siamo la presenza nell’Europa che conta e ne diamo la garanzia. Se andiamo a vedere gli eletti del centro-destra, un tempo Simone Billi era di Forza Italia anche se ora è nella Lega, così come era di Forza Italia l’uscente Fantetti. Abbiamo un radicamento che rende ancora più importante una nostra presenza nel momento in cui il centrosinistra, in maniera strumentale, ci dipinge come anti-europeisti. Siamo garanti della federltà ai valori Europei, quelli di De Gasperi, Adenauer e Schumann, che non a caso erano tre esponenti popolari e cristiani.


Riformerebbe il voto all’estero?

La rappresentanza all’estero, sia quella di base con Comites e CGIE, sia quella politica in Camera e Senato, ha dimostrato grossissimi limiti. Il voto postale si presta a situazioi poco trasparenti denunciate da più parti e alla fine, nonostante le audizioni approfondite della giunta per le elezioni, torniamo a voare con lo stesso sistema. L’unica differenza è che lo spoglio non si terra più solo a Castelnuovo di Porto, ma in tante località e gli operatori ai seggi avranno più tempo per lavorare e garantire la regolarità. Ora, le strutture amministrative che devono garantire i servizi di base per gli Italiani all’estero sono state ridimensionate, soprattutto dai governi Letta e Renzi, che hanno taglio o ridotto 44 consolati in tutto il mondo. Il danno è stato pazzesco, ha creato un carico di lavoro a fronte di un numero di Italiani all’estero in crescita, le liste di attesa sono lunghissime con difficoltà in particolare degli anziani hanno familiarità con le piattaforme online.


Da più parti si parla di riformare i Comites

Sono importantissimi e dovrebbero consentire il confronto con la comunità dei residenti all’estero e consigliare le istituzioni sulle misure da adottare, ma il sistema di voto attraverso iscrizione ha fatto sì che alle ultime elezioni di dicembre avesse votato solo il 3% in alcune circostanze, con il voto postale che è poco trasparente. A questo si aggiunge il fatto che il taglio dei parlamentari ha penalizzato ulteriormente i cittadini residenti all’estero, dato che la ratio era già sproporzionata da prima. Il centrodestra ha un punto sensibile nella riforma della Costituzione e, se si aprisse questo cantiere, sarebbe l’occasione per razionalizzare il sistema di rappresentanza e renderlo funzionante rispetto alle esigenze di chi vive all’estero.


Che proposte intende portare in parlamento se eletto?

Il tema della casa è prioritario, non è solo un valore immobiliare, ma il punto di riferimento e deve essere protetta, soprattutto in tempi di crisi come questo. Toccandola, si rischia di creare disagio e frustrazione, per cui bisogna intervenire su chi ha una prima casa in Italia e non è messa a reddito, anche perchè poi ci sono le varie tasse come la spazzatura e il canone. In quest’ultimo caso l’Unione Europea ci aiuterà, così come ha fatto nel caso del roaming, perchè potrebbe imporre all’Italia di sganciare il pagamento del canone da quello delle bollette. Io mi auguro che gli Italiani desiderino dare fiducia a chi si candida per la prima volta e non è nella posizione di dire “Io farò” quando è stato in parlamento per anni senza raggiungere risultati. Secondo me il centro-destra sugli Italiani all’Estero è più credibile, ad esempio il governo Berlusconi è stato quello che ha fatto le riforme più importanti per garantire rappresentanza.

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