
Dopo le bombe a cavallo di Capodanno, Stoccolma ora deve affrontare un’agghiacciante scia di omicidi nell’ambito della guerra fra gang criminali. Una serie di assassinii che non ha risparmiato vittime innocenti e altre incredibilmente giovani.
Sette omicidi in dieci giorni, ovvero 0.7 ogni 24 ore: il parallelo con la guerra di Camorra a Napoli degli anni ’70 e ’80 (244 omicidi in un anno) fa correre la memoria alle vicende raccontate da Roberto Saviano. E’ la realtà quotidiana della capitale svedese, tanto che il governo ha convocato una riunione di emergenza nella sera di domenica per trovare una soluzione al fenomeno.
A scatenare la serie di omicidi è stata la morte violenta di una donna di 60 anni nel suo appartamento di Uppsala: si tratterebbe della madre di un elemento della banda Foxtrot, guidata dal criminale Rawa Majid, noto alle cronache come “La volpe curda”, latitante in Turchia.
Nei giorni successivi sono stati uccisi cinque componenti delle gang, il più giovane dei quali aveva 13 anni e si sospetta fosse una giovane recluta di un gruppo avverso a Foxtrot. Nel corso di questi mesi, è emersa la strategia delle organizzazioni criminali di reclutare giovani nei quartieri più poveri e a rischio di Stoccolma, spesso di origini straniere, per evitare un diretto coinvolgimento in caso di arresto. Secondo la tv svedese SVT, i giovani che desiderano abbandonare la rete criminale subirebbero pressioni e minacce di morte.
La guerra fra organizzazioni criminali ha causato anche un'altra vittima esterna alla loro dinamica: il 23enne Mogos Emanuel Tesfamariam è stato ucciso a Uppsala mentre si stava recando al lavoro a causa di uno scambio di persona.
In questi giorni, si sono verificati alcuni arresti sia in Svezia che in Turchia, proprio nell’ambito delle indagini sulla recente ondata di violenza, ma non sono emersi particolari dettagli. Il governo svedese di centro-destra, che ha fatto della sicurezza uno degli slogan della propria campagna elettorale, si ritrova ora a dover gestire un’intollerabile serie di morti e una spirale di violenza che, con le attuali leggi in vigore, rischia di non essere contrastata a sufficienza. A complicare la faccenda, ci si mettono i pessimi rapporti fra Svezia e Turchia emersi dopo il rifiuto di Ankara di accettare l’ingresso svedese nella Nato e le proteste legate ai roghi del Corano, duramente condannate dal presidente turco Erdogan.