
Trascorsa una settimana dalle elezioni, siamo finalmente in grado di riassumere il risultato del voto nei Paesi Nordici e confrontarlo con quello del marzo 2018. Sono stati presi in considerazione solamente i dati della Camera poichè al Senato, quattro anni fa, potevano votare solamente gli elettori sopra i 25 anni e in questa occasione erano presenti meno liste.
Il primo dato che salta all’occhio è l’aumento dell’elettorato di quasi 9.000 unità, tanti sono i cittadini Italiani che si sono trasferiti nel Nord Europa da quattro anni a questa parte. L’aumento dei residenti non ha inciso sull’affluenza che è rimasta sostanzialmente invariata.
Il Movimento 5 Stelle ha più che dimezzato la percentuale di elettori, un risultato peggiore rispetto al calo nazionale. In Italia, a differenza dell’estero, i pentastellati sono riusciti a conservare un buon elettorato nel Sud, circostanza che non si è verificata fuori dai confini considerata la diversa natura della popolazione.
Il principale beneficiario dell’emorragia di voti grillini è stato il Partito Democratico che cresce del 5% e circa 1500 voti rispetto al 2018. Seguono la lista unica di centro-destra e l’Alleanza Verdi Sinistra (per quest’ultima abbiamo preso in considerazione il dato di Liberi e Uguali), entrambe con più di 800 voti e circa il 4% in più. Cala anche Più Europa, che però, a differenza delle altre liste, questa volta ha dovuto competere con il Terzo Polo, caratterizzato da un elettorato molto simile. Le due liste, assieme, avrebbero ottenuto oltre il 20% e, a livello continentale, avrebbero strappato il terzo seggio al Movimento 5 Stelle.